Articolo scritto da: Gianmarco Corbetta
Quali rischi globali affrontano oggi le aziende?
Secondo gli studi del World Economic Forum fino a pochi anni fa i principali rischi erano di tipo economico: le dinamiche dei prezzi, gli effetti della globalizzazione, il costo del petrolio, l’impatto della crescita dell’economia cinese sul resto del mondo e così via.
Oggi, sempre secondo il WEF, lo scenario è completamente cambiato e i rischi più insidiosi per le imprese, sia in termini di probabilità che accadano che di impatto, sono quelli di tipo ambientale: eventi e temperature estreme, fallimenti nella mitigazione dei rischi climatici, disastri naturali, perdita di biodiversità, inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua. Senza andare troppo lontano, gli eventi estremi che periodicamente colpiscono la nostra penisola, come la recente alluvione in Emilia Romagna, sono un esempio lampante.
Tuttavia, la vera sfida sistemica è l’interconnessione che esiste tra questi rischi ambientali e quelli di altra natura (sociale, economica, geopolitica e tecnologica).
Ma non ci sono solo i rischi d’impresa a complicare terribilmente il mestiere dell’imprenditore. Gli imprenditori sono chiamati a rispondere a molte nuove domande di performance. Queste nuove domande sono rappresentate dalle pressioni crescenti dei consumatori (ad esempio rispetto alle tematiche del cambiamento climatico e in generale al consumo etico) e delle organizzazioni non governative, dalle richieste di raggiungimento di determinati standard e certificazioni (ISO14001, SA8000, ISO26000…), dalla necessità di creazione di brand etici (B-Corp, Società Benefit, Imprese sociali), per non dimenticare naturalmente gli interventi istituzionali (Tassonomia Europea, nuova direttiva sulla responsabilità sociale d’impresa, Agenda 2030…)
È quindi aumentata moltissimo la complessità della gestione di un’impresa, per una serie di nuovi input, pressioni, domande che le aziende sono chiamate a gestire e che richiedono agli imprenditori e al management una visione strategica molto più elaborata e complessa rispetto al passato.
Tra le complessità da gestire c’è sicuramente il tema della circolarità. I processi produttivi lineari degenerativi dovranno gradualmente essere abbandonati a favore di processi circolari in cui lo scarto di un particolare processo produttivo diviene materia utile per altri cicli produttivi, in un’ottica rigenerativa. Le aziende che continueranno a mantenere un processo produttivo lineare rischiano di non avere vita lunga.
Un altro tema particolarmente rilevante è quello delle esternalità, cioè di quegli effetti che un’attività economica produce a carico di altre parti non interessate all’attività stessa. L’esternalità è negativa se produce un costo per chi non è coinvolto e positiva se produce un beneficio. Le imprese sono sempre più chiamate a minimizzare le esternalità negative delle loro attività e a crearne di positive.
Ritorna quindi l’idea di interconnessione, in questo caso tra l’impresa, l’ambiente e il contesto sociale in cui opera. L’impresa non può più essere considerata come un mondo a sé stante distaccato da ciò che la circonda. Va considerata come parte integrante di un contesto e come tale deve agire, tenendo conto della comunità nella quale opera e dell’ambiente che la circonda, che di fattof diventa un capitale rientrante nell’accountability dell’impresa stessa.
In quest’ottica l’impronta dei prodotti sarà sempre più rilevante: i prodotti che richiedono maggiori consumi (energia, acqua…) per la loro estrazione, lavorazione, trasporto e smaltimento dovranno sempre più lasciare il posto a prodotti che ne richiedono meno. Così come naturalmente sarà sempre più necessario l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia a discapito di quelle fossili.
Intraprendere il percorso della sostenibilità è quindi la nuova sfida per gli imprenditori di oggi. Una sfida che non riguarda solo le imprese produttive ma anche quelle del terziario, della distribuzione e dei servizi. Non è solo una questione di obblighi normativi (per altro sempre più stringenti) e nemmeno di opportunità di mercato; così come non si tratta di cavalcare una moda passeggera. Oggi la posta in gioco, quando si parla di sostenibilità, è la capacità di adattarsi a un cambiamento di scenario che, se ignorato, può mettere a rischio la stessa sopravvivenza dell’impresa.